Quello che nasconde il perfezionismo
La ricerca della perfezione è un po’ come inseguire l'orizzonte; puoi camminare verso di esso per tutta la vita, ma in fondo sai che non lo raggiungerai mai.
Quante volte l’hai cercata. Quante volte hai deciso di smettere perché non ce l’avresti fatta a raggiungerla. Quante volte hai stabilito che nemmeno ci avresti provato, tanto era lontana, inafferrabile.
La ricerca della perfezione è un po’ come inseguire l'orizzonte; puoi camminare verso di esso per tutta la vita, ma in fondo sai che non lo raggiungerai mai.
Allora perchè ci affanniamo tanto? Che cosa nasconde questo desiderio di perfezione?
Quando pensiamo al perfezionismo, lo immaginiamo come il desiderio di fare le cose al meglio, di non accontentarsi mai di risultati mediocri, di spingersi sempre oltre i propri limiti.
E fino a qui, potrebbe sembrare una qualità ammirevole, no?
In realtà, il perfezionismo nasconde un rovescio della medaglia molto meno allettante, che può diventare una gabbia mentale da cui è difficile uscire.
Il suo lato oscuro è questo: la paura.
Paura di non essere all'altezza, paura del giudizio degli altri, paura del fallimento. Questa paura può paralizzarci, impedendoci di agire, di sperimentare, di vivere pienamente le nostre vite.
E non è solo questo. La paura che alimenta il perfezionismo può anche condurci a una spirale di auto-critica e insoddisfazione costante. Anche quando raggiungiamo un obiettivo, invece di goderci il successo, ci focalizziamo su ciò che avremmo potuto fare meglio, su ciò che non è andato secondo i nostri standard irraggiungibili.
Non ci concediamo mai un momento di vera soddisfazione, perché nel nostro mondo interiore, "abbastanza buono" non è mai abbastanza.
Il punto è che non è tanto una questione di accontentarsi quanto una questione di realismo e accettazione. Il perfezionismo fa questo: ci allontana dalla realtà, creando aspettative irrealistiche che non possiamo mai sperare di soddisfare.
Una delle cose che mi aiutato ad uscire fuori dalla trappola del perfezionismo è stata cambiare il mio punto d’arrivo.
Invece di puntare alla perfezione, cerco il progresso, l'apprendimento, l'esperienza.
La perfezione non può essere la destinazione finale, e non è giusto nemmeno contemplarla nel processo.
Allontanarmi dal perfezionismo non significa abbassare i miei standard o smettere di sforzarmi di fare del mio meglio.
Significa invece riorientare il mio focus verso obiettivi più umani e realizzabili.
Anche perchè il solo atto di atto di iniziare, nonostante le incertezze, e di essere aperta al cambiamento e al miglioramento, è molto più valoroso e produttivo del rimanere paralizzata nell'attesa di raggiungere la perfezione, che ormai è chiaro, mai arriverà. Non credi?
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