Ci sono giornate in cui sembra che una piccola critica, una parola fuori posto o anche solo una situazione che non va come previsto riesca a far emergere emozioni intense.
Ti trovi a chiederti: "Perché reagisco così? Non è da me."
Eppure, la verità è che è da te.
Solo che non è il te adulto a parlare.
È il tuo bambino interiore.
Quel bambino che, nonostante gli anni, vive ancora dentro di te, reagisce e spesso prende il controllo quando ti senti vulnerabile o insicuro.
Qualche giorno fa mi sono trovata a osservare un bambino che giocava in un parco. Era completamente immerso nel suo mondo.
Correva dietro a una palla, fino a quando, tutto a un tratto, si è fermato.
Guardandosi intorno, il suo sguardo è cambiato: dai suoi occhi è sparita la gioia, ed è subentrata la paura.
Probabilmente si era accorto di essersi allontanato troppo dai genitori.
In quel momento, ho riconosciuto quella stessa sensazione di smarrimento che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha provato.
Ho pensato a come, anche da adulti, ci troviamo a vivere quel tipo di paura.
Solo che adesso, non siamo più nel parco. Siamo in ufficio, in una relazione, davanti a una decisione difficile. Eppure, quel panico silenzioso riemerge, facendoci sentire piccoli, fragili e soli.
Il bambino interiore: chi è e perché non ci lascia mai davvero
Il bambino interiore non è un concetto astratto.
E’ una parte di te che ha vissuto e memorizzato ogni esperienza, emozione e paura dell’infanzia. Anche se da adulti ci sforziamo di dimenticare quei momenti, di “superare” quelle ferite, la verità è che quel bambino è ancora lì. E si manifesta proprio nei momenti in cui ci sentiamo più vulnerabili. Quando qualcosa, anche solo un dettaglio, ci riporta a quelle sensazioni di inadeguatezza o paura che abbiamo vissuto da piccoli.
Da bambini, non avevamo gli strumenti per affrontare certe situazioni, e così abbiamo imparato a proteggerci, sviluppando credenze che ci sembravano necessarie per sopravvivere.
"Devo essere perfetto per essere amato."
"Se faccio un errore, perderò tutto."
"Devo compiacere gli altri per essere accettato."
Queste credenze non ci lasciano mai davvero, anche quando diventiamo adulti. Si nascondono dietro le quinte, pronte a emergere nei momenti più inaspettati.
Come quando ti senti paralizzato davanti a una presentazione, anche se sai perfettamente di essere preparato. O quando una critica ti colpisce così profondamente da farti dubitare di tutto quello che hai costruito.

I modi di Aaron Beck: perché passiamo dal nostro io adulto al nostro io bambino
Aaron Beck, uno dei pionieri della terapia cognitivo-comportamentale, ha studiato a lungo come le persone reagiscono a situazioni diverse. Ha scoperto che abbiamo una sorta di “programmi mentali” – che lui chiama modi – che si attivano a seconda delle circostanze.
Il modo bambino si accende quando una situazione ci fa sentire vulnerabili, insicuri o minacciati, proprio come succedeva quando eravamo piccoli. È un riflesso, un’abitudine mentale che abbiamo sviluppato per proteggerci. Ma spesso questo "programma" ci porta a reagire con emozioni sproporzionate, come ansia, rabbia o tristezza, anche se la situazione attuale non lo richiede.
Il modo adulto, invece, è quello stato in cui siamo presenti, consapevoli e capaci di gestire le cose con razionalità e calma. È quando riusciamo a vedere le cose per quello che sono davvero, senza essere sopraffatti dalle emozioni del passato.
Come passare dal modo bambino al modo adulto
Qualche suggerimento:
Prendi coscienza di quando il tuo bambino interiore è attivo.
Il primo passo è riconoscere quando stai reagendo come il bambino che eri, e non come l’adulto che sei. Può sembrare difficile, ma spesso ci sono dei segnali chiari: quando senti un'ondata di paura, di inadeguatezza o di vulnerabilità che non riesci a spiegarti razionalmente, probabilmente è il tuo bambino interiore che sta parlando.Parla con il tuo bambino interiore.
Una volta che ti accorgi che il bambino interiore è attivo, non ignorarlo.
Proprio come faresti con un bambino reale, prova a parlare con lui. Immagina quel bambino seduto di fronte a te e rassicuralo. Digli che adesso è al sicuro, che va tutto bene, e che tu – l’adulto – sei qui per lui.Non fuggire dalle tue emozioni
Quando senti emergere quelle vecchie ferite, non cercare di scappare. Ascolta le tue emozioni, anche se sembrano "irrazionali". Sono segnali che ti indicano dove c'è ancora qualcosa da guarire.
Prendersi cura del proprio bambino interiore non significa "aggiustare" qualcosa che è rotto, ma piuttosto di integrare quella parte di noi nel nostro presente, senza rimanere prigionieri delle sue paure.
In altre parole, significa dare a quel bambino l’opportunità di crescere, di evolvere insieme a noi.
Il mio journal è disponibile a questo link.
Sono 365 domande pensate per guidarti attraverso un percorso fatto di spazi vuoti da riempire e momenti di autentica introspezione.
Tressessanta è anche podcast: ascolta qui l’ultimo episodio 🌱
Unisciti al canale Telegram per entrare a far parte della community.
Su Instagram, Youtube e Tiktok trovi ogni giorno spunti di riflessione e ispirazione per prenderti cura di te e vivere con più consapevolezza.
Hai ragione!
Che si tratti della nostra parte adulta o di quella bambina, dobbiamo imparare ad ascoltarci